LA SCOLIOSI

Il problema delle deformità vertebrali nei bambini e degli adolescenti è diventato nel corso degli anni sempre più importante. Genitori, pediatri, medici di medicina generale, insegnanti di educazione fisica, preparatori atletici sono le figure che più frequentemente notano e segnalano le “asimmetrie fisiche” dei ragazzi, grazie anche ad una sempre maggiore sensibilizzazione sull’argomento.
Non conoscendo le cause della maggior parte delle scoliosi, non è possibile fare una prevenzione primaria. L’unica prevenzione possibile è riconoscere precocemente la malattia, individuare le forme evolutive e bloccarle nel loro divenire. Numerosi studi degli ultimi decenni hanno permesso di condividere protocolli di trattamento, registrando progressi grazie a nuovi materiali e tecniche in campo ortesico (busti) e chirurgico.

 

Cos’è la scoliosi?

Guardando la schiena di un soggetto normale, la colonna appare dritta e così è anche se la vediamo all’esame radiografico. Se notiamo invece una curva, è giusto parlare sempre di scoliosi? Per una corretta diagnosi bisogna fare una distinzione importante fra scoliosi e atteggiamento scoliotico:

  1. Se la colonna è deformata e non è correggibile, si tratta di scoliosi, ossia una deformità tridimensionale della colonna vertebrale, caratterizzata da incurvamento, rotazione e deformazione delle singole vertebre

  2. Se la colonna invece presenta una curva, ma può essere autocorreggibile, si tratta di atteggiamento scoliotico, che priva di deformità e rotazioni, non presenterà né gibbo né salienza. Possiamo fare degli esempi. È tipico dell’età scolare l’atteggiamento scoliotico propriamente detto, senza una causa apparente ma solo la conseguenza di cattive abitudini posturali. Se s’invita il bambino a tenersi dritto, la cosa viene eseguita con allineamento perfetto della colonna, quindi c’è reversibilità con la sola attivazione muscolare volontaria

Un esempio di atteggiamento secondario molto frequente è l’incurvamento della colonna lombare in seguito all’accorciamento di un arto inferiore. In questo caso il bacino si abbassa da lato più corto e la colonna s’inclina a formare una curva. Basta mettere un rialzo sotto il piede dal lato più corto che il bacino diventa orizzontale e la colonna ritorna in asse. Un altro esempio di atteggiamento scoliotico secondario in età adulta è il paziente affetto da lombalgia. Di solito si presenta leggermente inclinato in avanti ma soprattutto deviato lateralmente come se volesse sfuggire alla posizione più dolorosa della colonna. Con la scomparsa del dolore per effetto delle cure mediche, la colonna vertebrale ritorna ad essere dritta come prima.

 

Come si fa a riconoscere?

Molte mamme, parlando con il medico, esordiscono dicendo: “Dottore ha notato che mia figlia da qualche tempo ha un fianco giù sporgente dell’altro“, oppure “ha una scapola che sporge o che è più bassa” oppure “ha un gonfiore sul dorso quando si piega“: sono queste le espressioni più comunemente usate.
Se osserviamo un soggetto in piedi, di spalle, con i piedi uniti e gli arti inferiore estesi, con le braccia lungo i fianchi e con lo sguardo orizzontale, dobbiamo indirizzare la nostra attenzione ai seguenti punti:

  1. Bacino: un fianco può sembrare più basso dell’altro perché l’arto è più corto oppure può essere più sporgente per l’inclinazione della colonna dall’altro lato

  2. Spalle: il profilo delle spalle può essere asimmetrico, con una scapola più bassa o più ruotata in avanti o più sollevata rispetto alla controlaterale.

  3. Lo spazio che si trova tra il tronco e l’arto superiore potrà essere simmetrico: è il cosiddetto “triangolo della taglia

  4. L’elemento più importante per fare diagnosi di scoliosi è la presenza o meno del gibbo toracico e/o della salienza lombare, diretta conseguenza della rotazione che si accompagna alla scoliosi.

Come si fa ad evidenziare il gibbo o la salienza? Basta far flettere in avanti il soggetto con le mani giunte e sarà facile evidenziare il maggior rilievo delle coste da un lato rispetto all’altro (gibbo) o della muscolatura paravertebrale a livello lombare (salienza).

 

Come si documenta?

L’indagine clinica dev’essere completata da quella radiologica, necessaria per confermare la diagnosi: per monitorare la malattia, le radiografie vanno ripetute ad intervalli di 6 mesi o di un anno. Alla prima osservazione vanno effettuate due radiografie della colonna in posizione eretta, una di fronte e un’altra di lato. Per i controlli successivi sarà sufficiente un solo radiogramma frontale o laterale, a seconda che si tratti di scoliosi o di cifosi.

 

Le radiografie sono dannose?

Numerosi studiosi affermano che le radiografie effettuate con la frequenza descritta non sono dannose per i ragazzi e non sono sostituibili con altre metodiche computerizzate di ricostruzione virtuale.

 

Che cosa devono fare i genitori se notano asimmetrie nei loro figli?

Una volta notate le asimmetrie nei propri figli, i genitori devono subito rivolgersi al Pediatra o al Medico di medicina generale, i quali potranno rassicurare o confermare il sospetto di una possibile deformità, e consigliare il parere dello specialista.

 

A quale età si può scoprire una scoliosi?

La scoliosi può comparire a qualunque età, tuttavia l’epoca di comparsa è una dato di fondamentale importanza: prima compare e maggiore è il rischio di peggioramento con il tempo.

Per quanto la maggior parte delle scoliosi siano documentate nell’età dell’adolescenza, esiste la scoliosi anche nel lattante: si tratta di forme che nella maggioranza dei casi sono risolutive, altre invece tendono al peggioramento e richiedono un trattamento precoce.

Esistono scoliosi che compaiono in età infantile, fino a 3 anni, e giovanile, da 3 a 10-11 anni, che, come tutte le altre, possono mostrare carattere evolutivo e richiedere il trattamento con busti.

 

Quali sono le cause della scoliosi?

Nell’80% dei casi la scoliosi viene definita idiopatica poiché non ne conoscono le cause, mentre l’altro 20% è rappresentato da scoliosi congenite, ossia causate da malformazioni già presenti alla nascita, o da scoliosi secondarie ad altre malattie (neuromuscolari, metaboliche, infettive, ecc.).
Unico dato sicuro è la sua caratteristica ereditaria, legata ad un gene anomalo correlato al sesso femminile con possibilità di saltare anche qualche generazione. Oggi si tende a credere che la causa sia multifattoriale: fattori genetici, biomeccanici, neurologici e metabolici.

 

Quante forme di scoliosi esistono?

Le scoliosi si classificano in base alla zona vertebrale interessata, quindi scoliosi toracica, toracolombare e lombare, e in base al numero delle curve (scoliosi a curva unica, doppie o a 3 curve).

 

Cartelle, banchi di scuola, posture sbagliate, possono essere causa di scoliosi?

Non esistono allo stato attuale evidenze scientifiche che attribuiscano al peso degli zainetti e alla cattive posture un ruolo causale nella scoliosi.
Premesso che uno zaino pesante non è causa di scoliosi, si può genericamente pensare a un “danno” se consideriamo in un bambino o in un adolescente due fattori: la costituzione e il tempo di utilizzo dello zaino. Chiaramente un soggetto gracile sopporterà con più il fatica il peso rispetto ad un coetaneo “in carne” e che tragitti troppo lunghi possono affaticare la schiena. L’uso del trolley non sembra aver risolto del tutto il problema poiché risulta scomodo per chi usa un mezzo pubblico o per chi deve raggiungere la classe ai piani alti senza l’uso dell’ascensore. Consigli utili possono essere quelli di indossare lo zaino sulle spalle simmetricamente e di poggiarlo a terra nelle attese prima di entrare a scuola.

 

Il nuoto e lo sport fanno bene?

È bene sfatare un luogo comune che esiste da troppo tempo, ossia il nuoto come “toccasana”  della scoliosi. Per anni migliaia di bambini sono stati iscritti ai corsi di nuoto, anche contro i loro desideri, perché sembrava un efficace rimedio per la scoliosi. Il nuoto è infatti un’ottima attività sportiva ma che non ha nulla a che vedere con la prevenzione, né tantomeno con la terapia della scoliosi. Alla luce delle conoscenza attuali sembra che gli sport di carico abbiano effetti benefici nello sviluppo dello scheletro di gran lunga superiore al nuoto. In particolari situazioni gli sport che tendono a mobilizzare troppo la schiena, compreso il nuoto, possono essere considerati addirittura dannosi. Infine è falso considerare dannosi gli sport asimmetrici, come il tennis, la scherma, ecc.

 

Quanto è grave la scoliosi di mia figlia?

La scoliosi, essendo una curva, si misura in gradi; l’unità di misura si esprime in gradi Cobb dal nome dell’autore che ha descritto il metodo. In generano si considerano lievi scoliosi fino a 20-25°, di media gravità quelle dai 25° ai 40°, oltre i 40° vengono definite gravi.

 

La scoliosi peggiora nel tempo?

Quando una scoliosi peggiora nel tempo si definisce evolutiva (in media 1° al mese) e questo avviene in modo particolare nel periodo puberale. Molti autori hanno contribuito negli anni a far luce sull’evolutività della scoliosi, dimostrando una correlazione diretta fra aggravamento e:

  1. l’epoca di comparsa della scoliosi: le scoliosi infantili e giovanili hanno una maggiore capacità evolutiva rispetto a forme anche gravi, con maggiore frequenza rispetto alle forme adolescenziali. Una scoliosi di 20° si considera più allarmante in una bambina che in un’adolescente;

  2. il numero delle curve: le scoliosi a due curve sono più evolutive rispetto a quelle a curva unica;

  3. il valore angolare e l’età: più alto è il valore angolare, più è temibile l’evolutività in rapporto all’età. Una scoliosi al di sotto dei 20-25° può considerarsi evolutiva prima del menarca, ma dopo non lo è più. Le scoliosi al di sopra dei 20-25° prima del menarca sono sicuramente evolutive, dopo il menarca vanno comunque sorvegliate;

  4. sede della curva: la scoliosi toracica è considerata più evolutiva rispetto alla toracolombare e alla lombare;

  5. la rotazione e la deformità delle vertebre: maggiore è la rotazione, più progressiva è la malattia.

Definire una scoliosi evolutiva è semplice quando si hanno due osservazioni cliniche e radiografiche a distanza di 4-6 mesi l’una dall’altra. Per una scoliosi alla prima osservazione però dovranno essere considerati altri fattori di rischio come la familiarità, l’età ossea, l’epoca di comparsa del menarca, l’entità dl gibbo o della salienza, lo strapiombo, la rotazione, ecc.

 

In età adulta la scoliosi può peggiorare? Può causare dolore?

In età adulta la scoliosi lieve è compatibile con un normale condizione di vita in quanto è stabile nel tempo, non determina dolore e compromette solo in minima parte l’estetica. Quando la scoliosi è grave può invece peggiorare col passare degli anni (in media un grado all’anno per ogni curva). Questo comporta quindi un peggioramento del danno estetico, comparsa e aggravamento del dolore meccanico vertebrale (discopatie e instabilità vertebrale) e, nei casi più gravi, una deformità della gabbia toracica con potenziale danno cardio-respiratorio.

 

Si può ritornare ad avere una colonna normale?

La strada della scoliosi è una strada senza ritorno. Si può correggere e impedire che peggiori ma non si può raddrizzare una colonna deformata. Quando il trattamento viene iniziato precocemente e condotto rigorosamente, talvolta si ottengono dei guadagni parziali e stabili nel tempo sia in termini di valori angolari delle curve, sia di deformità fisiche.

 

Come si cura?

Risser ha scritto “La scoliosi dev’essere diagnosticata da molti e curata da pochi“. Ai molti spetta il compito di un precoce riconoscimento della scoliosi e ai pochi un’attenta valutazione della sua evoluzione e un trattamento tempestivo e adeguato, per evitare di agire in ritardo o di sottoporre i ragazzi a trattamenti inutili.

  • Kinesiterapia: detta impropriamente “ginnastica correttiva”, è importante negli atteggiamenti scoliotici e nelle scoliosi fino a 20-25° per migliorare lo stato psicofisico generale, il tono muscolare e il controllo posturale. Non ha nessuna capacità di prevenire o influire sull’evoluzione della scoliosi.

  • Busti ortopedici: quando si decide di adottare un busto vuol dire che si tratta di una forma evolutiva. L’unico sistema per bloccare il cedimento meccanico della colonna è quello di opporsi con mezzi meccanici di sostegno diretto e di correzione delle curve. L’obiettivo è di bloccare il peggioramento della scoliosi per cui le correzioni che si ottengono durante il trattamento sono da considerarsi temporanee. Alla fine del trattamento la regola vuole che la scoliosi torni verso i valori angolari di partenza. Se il trattamento verrà condotto correttamente, molte volte si registra un guadagno stabile in gradi che all’inizio non è possibile prevedere né tantomeno quantificare. La ginnastica è di fondamentale importanza durante il trattamento con i busti ortopedici; serve da un lato a rendere più elastiche e correggibili le curve e a migliorarne le correzioni in busto, dall’altro a contrastare i “danni da busto“(ipotrofie muscolari, dorso piatto, restrizioni respiratorie, ecc.). Deve essere fatta quotidianamente, alcuni esercizi più volte al giorno.

  • Trattamento chirurgico: poiché la scoliosi oltre i 40° Cobb perde la stabilità meccanica, in età adulta  sarà destinata a peggiorare. In questi casi si preferisce ricorrere all’intervento chirurgico, per impedire l’ulteriore deformità. Questo porterebbe a complicazioni cardiorespiratorie e neurologiche in età adulta, ottenendo anche un evidente miglioramento estetico. È preferibile operare dopo i 14-15 anni di età, in fase di avanzato accrescimento vertebrale, per non interferire con la crescita scheletrica. La correzione è così stabile che dopo qualche giorno dall’intervento è possibile riprendere la deambulazione e l’autonomia, senza più la necessità di usare busti ortopedici.

 

Autori: Antonio Martucci, Giovanni Martucci, Biagio Moretti, Giuseppe De Giorgi
Dal libro “Educazione alla salute in età pediatrica“, Ed. Cacucci 2009